6 febbraio 2012

L'amore materno rende più svegli, "Ippocampo più sviluppato del 10%"

Una ricerca della Washington University School of Medicine di St. Louis dimostra che i bambini che in età prescolare godono di cure materne particolarmente intense sviluppano meglio l'area del cervello fondamentale nella gestione di apprendimento, memoria e stress
di SARA FICOCELLI
Art da Repubblica.it
del 5/2/2012

20 gennaio 2012

La Babele in sala parto

Avevo iniziato a sospettarlo con il parto di mia sorella.
Mia sorella, cittadinanza italiana, era impegnata in un travaglio-storia-infinita. Rottura alta del sacco, ricovero, profilassi antibiotica, fettucce e fettuccine, gel, prostglandine e ossitocine. Una degenza di 72 ore prima di riuscire a partorire una bimbetta di nemmeno tre chili. Il tutto condito da un turbinio di suppliche, implorazioni e minacce:
“Vi prego, il cesareo...”
“Mi rifiuto non faccio più niente! Dove diavolo è l’anestesista con i ferri?”
“ Mi state prendendo per i fondelli! Mi avete detto un’ora fa che l’anestesista stava arrivando!”
“Chissenefrega se si vede già la testa. Basta, voglio il cesareo!!!”
Nel frattempo, le mamme con cittadinanza cinese arrivavano, partorivano, se ne andavano. L’ostetrica: “L’ho lasciata un attimo sul lettino in corridoio. Il travaglio era appena iniziato. Qualche smorfia...il bambino non stava mica nascendo lì, in corridoio?”.
L’avevo sospettato: stesso ospedale, identico staff medico sanitario, eppure le donne italiane, arabe, orientali partoriscono all’italiana, all’araba, all’orientale.
Lo descrive bene la giornalista Sara Hejazi nel suo articolo “Babele in sala parto”, pubblicato su IL rivista allegata al Sole24ore.

16 gennaio 2012

Partecipa alla nascita

“Enjoy the birth”. Partecipate, divertitevi. Sorridete, danzate. Seguite, di ciascun parto, i ritmi, i rituali, il respiro. Queste le esortazioni di Debra Pascali Bonaro alle doula del corso Dona International.  Con lo sguardo luminoso, una positività che contagia, Debra ci ricorda che, in qualità di doula, saremo vicino a ogni mamma in travaglio in maniera incondizionata. La doula nutre e protegge l’esperienza di nascita di ciascuna mamma e ciascun bambino, con parti naturali, con epidurale, medicalizzati, con taglio cesareo. La doula durante le diverse fasi del travaglio  porta calma e fiducia. Aiuto e conforto. Debra in questi quattro, intensissimi, giorni ci ha fatto un regalo prezioso:  ci ha permesso di sperimentare, ciascuna su se stessa, quanto sia gratificante e vitale essere ascoltata, nutrita, protetta. Sarà più facile prendersi cura degli altri avendo di nuovo apprezzato cosa vuol dire prendersi cura di sè.

13 gennaio 2012

Finchè c’è latte, c’è speranza



A. è un bambino simpatico e carino. Ha quasi tre anni e prima di andare a nanna beve un po’ di latte della mamma. “Mi piacerebbe che smettesse quando è pronto, che fosse lui a decidere. Senza forzature”, mi racconta la mamma di A. che prosegue: “Quando A. era in pancia e pensavo all’allattamento non avevo idea di come sarebbe iniziato, figurarsi di quando sarebbe stato il momento di smettere. Arrivare ai famosi sei mesi con il solo mio latte mi pareva un traguardo lontanissimo. Consideravo un record stravagante l’esperienza di mia cognata, che aveva allattato circa 26 mesi ciascuno dei suoi tre bambini e che mi diceva che quando allattava si sentiva in gran forma. Invece io ho fatto fatica, soprattutto per i risvegli notturni. Ma senza sapere come, eccomi qui. Passavano i mesi e la gestione dell’allattamento si semplificava. E mi dicevo: ma si, vediamo quando compierà un anno. Poi due anni. Ora siamo qui, a godere di un’esperienza faticosa e bellissima, in fondo metafora della maternità. Anch’essa faticosa e bellissima”.
A. è cresciuto tra camion e costruzioni. Oggi per la prima volta ha in mano una barbie, tra l’altro nuda: “Mamma come si tolgono le mutande, così fa la pipì?”. Bene, il pupo conosce l’ABC delle funzioni fisiologiche. Poi avvicina la barbie alle labbrucce e si attacca prima a un seno, poi all’altro. Non esce niente. Si gira da un’altra parte: la bella plasticona non gli interessa. Ridiamo a crepapelle.
La sua mamma: “Finalmente un uomo, seppur immaturo, che riconosce qual’è la prima e la più importante funzione della ghiandola mammaria”.
Non resisto a commentare anch’io: “Dopo secoli bui, il genere umano ricomincia a fare passi avanti”.

21 dicembre 2011

“Enjoy the birth”


Partecipate, divertitevi. Sorridete, danzate. Seguite, di ciascun parto, i ritmi, i rituali, il respiro. Queste le esortazioni di Debra Pascali Bonaro alle doula del corso Dona International.  Con lo sguardo luminoso, una positività che contagia, Debra ci ricorda che, in qualità di doula, saremo vicino a ogni mamma in travaglio in maniera incondizionata. La doula nutre e protegge l’esperienza di nascita di ciascuna mamma e ciascun bambino, con parti naturali, con epidurale, medicalizzati, con taglio cesareo. La doula durante le diverse fasi del travaglio  porta calma e fiducia. Aiuto e conforto. Debra in questi quattro, intensissimi, giorni ci ha fatto un regalo prezioso:  ci ha permesso di sperimentare, ciascuna su se stessa, quanto sia gratificante e vitale essere ascoltata, nutrita, protetta. Sarà più facile prendersi cura degli altri avendo di nuovo apprezzato cosa vuol dire prendersi cura di sè.

13 dicembre 2011

Le Madri sane e la Terra felice: vittoria!

Robin Lim ce l'ha fatta. È stata eletta hero of the year 2011 dalla CNN. Ibu Robin (Madre Robin, come viene chiamata a Bali) è ostetrica, scrittrice, poetessa e ambientalista e dal 1994 lavora a Bumi Sehat , organizzazione no Profit da lei fondata a Bali; Bumi sta per Terra Madre e Sehat significa sano, felice. Il consultorio di comunità lotta per garantire alle donne una gravidanza sana, un parto sereno, un'accoglienza felice del nuovo nato. Bumi Sehat è accorsa nelle più recenti catastrofi naturali: nel 2004 dopo lo tsunami di Bali, nel terremoto di Haiti nel 2010 tanto per fare due esempi.
L'ostetrica dai piedi scalzi ha un legame speciale con l'Italia. Nel 2006 è stata insignita del Premio Internazionale Alexander Langer 2006 per la pace. Questa estate, a luglio, Ibu Robin ha girato l'Italia con incontri aperti al pubblico (in cui erano benvoluti bambini di ogni età) e ha condotto in quei giorni un seminario residenziale per doula, a Rimini. Nelle pagine del suo libro “Dopo la nascita del bambino” in poche parole coglie l'essenza della doula. Ibu Robin scrive:“Le donne avrebbero bisogno di qualcuno che prepari per loro pasti regolari, succhi e tisane, che faccia da baby sitter se hanno altri figli; hanno bisogno di aiuto per le faccende domestiche, di rassicurazione e di amore. Aiutare una puerpera e la sua famiglia è un modo bellissimo di costruire una vera e propria comunità”. E ancora “occorre un talento speciale per essere una doula, una persona il cui lavoro è prendersi cura della donna e della sua famiglia nel periodo che va dalla gravidanza al puerperio”.
Ibu Robin Lim, eroe dell'anno 2011, avrà nuovi strumenti per coltivare il suo “futuro di pace”. Noi abbiamo già tratto nuova forza dal suo esempio.

10 dicembre 2011

Doula di nascita, internazionale

Il “Dona Birth Doula workshop” è stato un intenso seminario di formazione per divenire doula di nascita certificato Dona International  Organizzato per  la prima volta in Italia da Counselling Primale in collaborazione con Laura Verdi (Doule Italia) e Martina Bubola (Piccoli Passi) il corso si è svolto dall’1 al 4 dicembre 2011 presso lo Spazio Arte di Sesto San Giovanni (Milano). A condurlo è stata la formatrice Debra Bonaro Pascali, magnifica doula americana di fama internazionale. Vi hanno partecipato donne provenienti da tutta Italia. Ancora incantate da tanta competenza e passione, vi promettiamo nuovi post: torneremo presto su questa irripetibile esperienza.

8 dicembre 2011

Wendy, la “prima” doula

Wendy non poteva neanche immaginarlo. Eppure era destinata a diventare la prima doula “riconosciuta” dalla scienza medica. Wendy era la giovane assistente di un programma di ricerca condotto Klaus Marshall. Il neonatologo americano di fama internazionale voleva verificare anche nella specie umana l’esistenza di una finestra temporale sensibile, subito dopo il parto, in cui la femmina e il cucciolo si riconoscono reciprocamente. Decisero così di studiare cosa avveniva quando mamma e neonato rimanevano insieme indisturbati invece di essere immediatamente separati come previsto dai rigidi protocolli ospedalieri di allora. A Wendy spettava un compito semplice: rimanere in disparte e in silenzio a fianco di mamma e neonato, raccogliendo dati sulle loro prime interazioni. L’allora diciannovenne, appassionata di nascita, seguì il suo cuore infrangendo le regole. Accompagnò le donne del suo gruppo campione anche durante il travaglio, tenendo loro la mano, rassicurandole, sorridendo. “Chi vuoi che se ne accorga”, pensava. Sbagliò. Quando il ricercatore analizzò i dati raccolti, rilevò che le donne da lei monitorate avevano avuto parti più semplici e più rapidi, con un’ incidenza inferiore di interventi medici e cesarei. Chiese subito spiegazioni a Wendy. La ragazza rispose: “Non ho fatto niente. Ho solo tenuto la mano, ho detto qualche parola di conforto”. Quel niente fu determinante per riscoprire quanto una presenza amorevole accanto alla partoriente sia fondamentale per il buon esito di un travaglio. Da quel niente Klaus Marshall condusse molte prove cliniche randomizzate sui benefici di una doula nel parto e nel puerperio. Wendy, pur senza istruzione specifica e senza averne consapevolezza, fu una doula eccellente. Semplicemente rimase lì, col cuore, accanto alle “sue” mamme.

1 dicembre 2011

Parto dolce... ma qual’è la ricetta giusta?

Ok, siamo nate per essere delle ottime cuoche. Ma il compito rimane arduo: preparare un dolce usando il sale. Senza scoraggiarci, valuteremoo quali altri ingredienti aggiungere e li doseremo al punto giusto. Riusciremo ad ottenere una torta, se non squisita, quanto meno commestibile. Al momento di assaggiarla, poi, invece di star da sole concentrate su “quale gusto strano” abbiamo ottenuto, potremmo essere in amorevole compagnia. Le persone che abbiamo scelto per la degustazione, persone che conosciamo e di cui abbiamo fiducia, ci ripeteranno che il gusto è originale, che siamo state davvero brave, fantasiose e capaci. A quel punto potremmo persino essere contente di noi stesse.
Così nel parto. Secondo la teoria del controllo delle porte del dolore, è possibile dosare gli stimoli sensoriali piacevoli in modo da distrarre il cervello dal dolore delle contrazioni. Non è importante sapere come funziona il nostro cervello durante il travaglio scendendo nel dettaglio di ossitocina, endorfine, ipotalamo, corteccia celebrale. Piuttosto basta tenere a mente che, in base ai bisogni di ciascuna donna in travaglio, al dolore si potrà aggiungere anche un po’ di  piacere. La presenza amorevole di persone su cui possiamo fare affidamento, una doccia calda, la musica preferita, un massaggio, il profumo rassicurante di un olio essenziale che ci piace, una carezza, una buona parola: i cinque sensi della donna in travaglio sono realmente aperti. Tutto potrebbe aiutare la partoriente a percepire positivamente l’esperienza che sta vivendo. Perchè, come è già stato ampliamente dimostrato anche dalle neuro-scienze, nel parto dolore e piacere viaggiano su due binari paralleli. Nel cammino della nascita bisogna solo fare in modo che tutto il peso del treno non poggi sul binario dolente.

25 novembre 2011

È già caduto il cordone?

In ospedale. Tutti in coda per il controllo del neonato a una settimana dalle dimissioni. Al centro del dibattito tra mamme, lui. Il cordone ombelicale. O meglio il suo moncone.
“Il mio è già caduto. Mi sono spaventata: cos’è sto coso? Fortuna ero con mia madre”.
“Il mio no, non ancora. Ieri è stato travolto da un’ondata di cacca liquida e gialla. Non ho avuto il coraggio di cambiare la garza”.
“Si è staccato ieri. Ma l’ombelico è un rimasto nero. Non so cosa fare...”
“Anche il mio è caduto. Però l’altro ieri l’avevo disinfettato con alcool etilico. Avrà fatto male al bambino? Lo chiedo subito al medico”.
Eccole, le prime domande al pediatra, generalmente segnate su un foglietto per paura di dimenticarne qualcuna: “Quando bisogna tagliargli le unghie? Come si asciuga la testa? Perchè ha il singhiozzo? Di che colore deve essere la cacca? Ha la pancia grande...è normale? Le gambe arcuate...andranno a posto?”
No. Non è il cordone ad essere intrinsecamente ansiogeno. Nè rappresenta una grave minaccia per la salute del bambino. Non sono pericolose nemmeno le unghie lunghe, i brufoletti in faccia, la crosta lattea. Eppure la madre, generalmente solo lei, si preoccupa per qualsiasi “insignificante” dettaglio: i primi giorni come fosse in corso un allarme rosso, successivamente mantenendo alto il livello di guardia.
Due lezioni ho imparato dall’ombelico di mio figlio (che tra l’altro si è cicatrizzato dopo estenuanti quindici giorni). Primo: in questi momenti è un gran bel vantaggio avere a fianco qualcuno che ci è già passato, capace di  rassicurare senza far sentire la mamma ridicola nelle sue “esagerate” preoccupazioni. Secondo: questa “sovraeccitazione” è segno lampante che tutto procede per il verso giusto. Qualcuno l’ha definita “follia materna”. L’unica “follia” sana, prevista da Madre Natura per garantire al neonato  accudimento e disponibilità pressochè totali. L’unica “follia” al mondo indispensabile alla sopravvivenza della specie.

22 novembre 2011

Falsi miti: la tisana ai semi di finocchio

Falsi miti: la tisana ai semi di finocchio

Ho iniziato quasi per gioco. Volevo arginare l’areofagia, uno dei possibili effetti della gravidanza ahimè il meno romantico. Qualcuno mi aveva detto che la tisana ai semi di finocchio era un toccasana. Ho cominciato all’inizio del terzo mese e ho proseguito per tutta la gravidanza, aumentando gradualmente la dose: a un certo punto mio figlio deve aver vissuto, più che nel liquido amniotico, in un centrifugato di finocchio. Dopo il parto, risistematosi l’intestino, volevo smettere. Qualcuno però mi disse che era consigliato da farmacista, erborista e pediatra. A scriverlo sembra uno scioglilingua: “fa latte ma è utile pure al lattante perchè passando nel latte calma le coliche da latte. Però, mi raccomando, tu niente latticini”. Verissimo: il finocchio (come tutto il resto, d’altronde) passa nel latte. Quando mettevo a lavare il reggiseno, era come entrare in erboristeria. Le coliche del lattante però imperterrite perseveravano ed ero arrivata a pestare i semi col mortaio per avere tisane più concentrate. Eravamo entrambi, mamma e bambino, a un passo dall’overdose.
 Poi, un bel giorno, leggo un comunicato Inran: niente tisane al finocchio a bambini piccoli, donne in gravidanza e allattamento. In sintesi, dalla ricerca scientifica condotta da Inran emerge che i semi di finocchio contengono estragolo, sostanza tossica e se vogliamo dirla tutta, anche piuttosto cancerogena e genotossica.
 È anche dai forti spaventi che si esce dalle dipendenze. Coi semi di finocchio ho chiuso, con buona pace dell’erborista sotto casa. In tutta questa storia almeno un aspetto positivo c’è: non per questo ho perso il latte e ora mio figlio adora il finocchio. Anticancerogeno, come tutte le verdure.
Un metodo realmente efficace per aumentare il latte l’avevo trovato (ogni donna può scovare il suo). Quando la stanchezza era all’apice e il latte conseguentemente scarseggiava, tornavo da mia madre. Accudita, nutrita e coccolata, il latte tornava generoso. Alla faccia dei semi di finocchio.

18 novembre 2011

L'istinto materno: tutta un'altra musica

Una bella bimba, avrà tre anni, passeggia lungo il molo. Si avvicina al ciglio per ammirare le barche ormeggiate. A fine dicembre l'aria è tersa, la luce inonda di colori l'orizzonte: che meraviglia la bimba e il mare. Un minuto dopo, stessa luce. Identici colori. Un altro bimbo trotterellando si avvicina al ciglio: ha due anni e mezzo ed è mio figlio. In un lampo svanisce la poesia: “Oh mamma, mi cade giù il bambino!”.
Niente e nessuno è come tuo figlio. Lo ribadiscono le maestre di asilo; lo ammettono le più navigate puericultrici dei grandi reparti di maternità. Quando hai in braccio tuo figlio è tutta un'altra musica. L'istinto materno cambia registro e batte forte, a tratti si fa assordante. Basta ascoltarlo e lasciarsi guidare; può rivoluzionare la vita della neo mamma oppure semplicemente integrarla arricchendola. L'istinto materno è ancora in grado di insegnare, in modo piuttosto indolore e in tempi relativamente brevi, ad essere “madri sufficientemente buone”, parafrasando Winnicot, in barba ai cento metodi e ai mille manuali.
L'istinto materno ci sintonizza sull'ascolto reale dei reali bisogni del nostro bambino. In barba ai pregiudizi, ai cento conformismi, ai mille luoghi comuni.